fbpx
×
XS
SM
MD
LG
Mutuo variabile con cap

Mutuo variabile con cap

 

Con l’attuale aumento dei tassi di interesse, chi desidera accendere un mutuo per l’acquisto della prima casa probabilmente starà incappando più volte nell’espressione: “mutuo a tasso variabile con cap”. Ma cos’è, come funziona e quando conviene un mutuo a tasso variabile con cap? Vediamolo insieme.

Cos’è il mutuo variabile con cap

Il mutuo a tasso variabile con cap, o con tetto massimo, è un particolare tipo di mutuo a tasso variabile che, oltre ad essere indicizzato all’Euribor – come tutti i mutui variabili – prevede uno “stop” al possibile aumento del tasso di interesse. I mutui a tasso variabile infatti, come dice la parola stessa, sono mutui che nel tempo possono maturare un tasso di interesse crescente (se l’Euribor cresce) o decrescente (se l’Euribor decresce). In questo periodo storico si va verso un sicuro e progressivo aumento dell’Euribor, quindi i tassi di interesse nel tempo, anche per i mutui, cresceranno. Ecco che un tasso variabile con cap può fissare un limite massimo a questo aumento. Solitamente il tetto “scatta”, e l’aumento si blocca, dopo un certo numero di anni, ad esempio dieci o venti.

Quando conviene il mutuo a tasso variabile con cap

Il mutuo a tasso variabile con cap conviene, oggettivamente, quando ci si trova in un periodo in cui è molto probabile l’aumento nel tempo dell’Euribor; soggettivamente, quando non si è disposti a sobbarcarsi tassi di interesse che vadano oltre una certa soglia. In quest’ultimo caso potrebbe essere una buona scelta anche il mutuo a tasso fisso; tuttavia, il mutuo a tasso variabile, al momento, gode di rate inferiori, soprattutto sulle scadenze brevi, e potrebbe risultare una buona scelta, quando si scelga l’adeguata tutela dall’eccessivo aumento dei tassi.

Come funziona il tasso variabile con cap

Ma come funziona il meccanismo del mutuo a tasso variabile con cap? Il “cap” del tasso di interesse sul mutuo ci dà la sicurezza che se l’interesse del mutuo dovesse “naturalmente” eccedere la soglia fissata, non si pagheranno comunque interessi superiori alla soglia. Se invece gli interessi si mantengono sotto la soglia, si continua a pagare l’interesse che risulta dal calcolo.

Per fare un esempio, se il tetto è fissato al 3 per cento e il tasso di interesse del mutuo è al 2 per cento, quindi sotto la soglia, si pagherà un interesse del 2 per cento. Se invece il tasso di interesse salisse al 4 per cento, sopra la soglia, si pagherà un interesse pari al tetto del 3 per cento, e non oltre.