Chi ha un ISEE sotto i 35.000 euro e un mutuo a tasso variabile del valore in origine entro i 200.000 euro, potrà ottenere fino al 31 dicembre 2023 la rinegoziazione e il passaggio a un tasso fisso. L’intestatario del mutuo deve aver assolto regolarmente al pagamento di tutte le rate.
Chi ha già un mutuo in corso a tasso variabile ma non è soddisfatto delle condizioni o non può più sostenerne le rate, potrà ottenere fino al 31 dicembre 2023 la rinegoziazione e il passaggio a un tasso fisso. Le attuali condizioni dei tassi variabili, dopo i ripetuti rialzi della Bce, hanno causato rincari consistenti delle rate, fino a rendere i mutui a tasso variabile più onerosi di quelli a tasso fisso.
Per essere convertito, il mutuo ipotecario può avere come finalità l’acquisto della casa oppure la ristrutturazione. La norma riguarderà anche i mutui stipulati prima dell’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2023, approvata dalla Camera lo scorso 24 dicembre 2022.
La rinegoziazione può anche prevedere l’allungamento fino a 5 anni dell’ammortamento del mutuo, portando al massimo a 25 anni la durata del finanziamento.
Secondo quanto stabilito dalla norma la rinegoziazione assicura, per un periodo pari alla durata residua del finanziamento, l’applicazione di un tasso annuo nominale fisso non superiore al valore minore tra l’IRS a 10 anni e l’IRS in euro per la durata residua del mutuo per la parte ancora da pagare. Se questo valore fosse non disponibile, il meccanismo di calcolo del nuovo tasso sarà “la quotazione dell’IRS per la durata precedente, riportato alla data di rinegoziazione alla pagina ISDAFIX 2 del circuito Reuters”. A questo valore si aggiunge uno spread previsto nel contratto di mutuo”.
La rinegoziazione del mutuo deve essere richiesta alla banca che ha concesso il finanziamento: questa dovrà, se sussistono i requisiti richiesti, obbligatoriamente accettarla. Al modulo predisposto per la richiesta si dovrà allegare la dichiarazione ISEE per la verifica dei requisiti necessari.
A beneficiarne potrebbe essere ad esempio un giovane che ha stipulato da poco ricorrendo al Fondo di Garanzia prima casa con un loan to value oltre l’80%, condizione che rende molto difficile ottenere una rinegoziazione del mutuo.
Se non si dispone dei requisiti necessari per ottenere la rinegoziazione, la possibilità può essere ricorrere a una surroga. Salvo alcuni casi specifici, surrogare un mutuo esistente dovrebbe essere sempre possibile: se un istituto di credito può rifiutarsi di concedere la surroga al mutuatario richiedente, la vecchia banca dovrà obbligatoriamente accettare la domanda di surroga e mettere la nuova banca nelle condizioni di accogliere il mutuo.
Vendere una casa ricevuta in eredità è sicuramente un’ottima opportunità di guadagno ma per farlo è necessario prestare attenzione ad alcuni aspetti: infatti, dal punto di vista burocratico, i passaggi da eseguire sono più numerosi ed è bene averli presenti fin dall’inizio.
Il primo passo è presentare la dichiarazione di successione, ovvero il documento che notifica il trasferimento del bene agli eredi a fini fiscali. Essa va presentata entro un anno dal decesso di chi ha lasciato l’immobile in eredità ed è possibile farla anche tramite un software dedicato sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
La dichiarazione di successione consiste nell’elenco di tutti i beni del defunto e viene utilizzata per determinare l’ammontare delle tasse sull’eredità. Dal momento che nessun bene ricevuto in eredità può essere venduto se non sono state pagate le imposte relative, questo documento ha un valore molto importante.
Per quel che riguarda le tasse di successione da pagare sull’immobile, occorre tenete presente che queste variano a seconda del grado di parentela.
Oltre alla tassa di successione, per un immobile ereditato vanno considerate anche le spese previste per le comuni compravendite:
Entrambe sono da pagare prima di presentare la dichiarazione di successione.
Ad esse vanno aggiunte:
Non è però finita qui, infatti, per vendere un immobile ereditato è necessario presentare anche altri due atti: l’atto di accettazione dell’eredità, poiché con la sola dichiarazione di successione gli eredi non accettano di fatto i beni ricevuti e la trascrizione dell’accettazione dell’eredità.
L’atto di accettazione dell’eredità può essere di due tipi: accettazione espressa, ossia quando si dichiara formalmente di accettare i beni (la scelta più sicura se si vuole concludere senza problemi burocratici una compravendita immobiliare) oppure l’accettazione tacita, quando l’erede non predispone un atto formale, ma manifesta con i comportamenti la sua volontà di accettare l’eredità.
La trascrizione dell’accettazione dell’eredità certifica per tutti i soggetti coinvolti che la proprietà dell’immobile in oggetto è passata dal defunto al nuovo proprietario, che intende venderlo. La trascrizione può avvenire anche contestualmente al rogito, che però senza quest’atto non può concludersi. Per far trascrivere dal notaio l’accettazione dell’eredità, bisogna portare: il certificato di morte di chi ha lasciato il bene in eredità e l’atto di successione.
Non si arresta la corsa dei tassi di interesse sui mutui e sui prestiti in seguito agli aumenti dei tassi di interesse dalla Bce. Nel corso del mese di febbraio i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Taeg) sono arrivati al 4,12%. Un ennesimo aumento rispetto al tasso del 3,95% registrato in gennaio.
Con Decreto Dirigenziale n. 31 del 31 marzo 2023 (BURC n. 25 del 03.04.2023) è stato emanato il Bando per l’assegnazione di contributi ad integrazione del canone di locazione per l’annualità 2022.
Le risorse disponibili per questa annualità sono pari a € 28.481.425,10, di cui il 98% per la fascia A ed il 2% per la fascia B.
Sarà possibile presentare domanda di contributo dal 5 aprile alle 10,00 fino al 10 maggio alle 14,00, collegandosi alla piattaforma con il tasto ACCEDI qui di fianco.
E’ necessario caricare materialmente in piattaforma il contratto e la registrazione, pena la nullità della domanda. Si invita pertanto a prestare la massima attenzione nel caricamento della domanda e degli allegati.
La data di inserimento della domanda non costituisce titolo di priorità nell’assegnazione del contributo.
Per partecipare è richiesto un ISEE ordinario o corrente (non è ammissibile l’ISEE ristretto) richiesto dal richiedente o da uno dei componenti del suo nucleo familiare prima della presentazione della domanda il cui importo non superi:
Il richiedente deve risultare titolare per l’anno 2022 di un contratto di locazione per uso abitativo relativo ad un immobile sito in Regione Campania adibito ad abitazione principale, corrispondente alla residenza anagrafica del richiedente nel periodo di riferimento, regolarmente registrato.
Il contributo deve essere richiesto esclusivamente dall’intestatario del contratto di locazione, appartenente al nucleo familiare residente nell’alloggio, unicamente tramite procedura on line.
Per segnalare eventuali criticità e richiedere assistenza tecnica o amministrativa dal 5/04/2023 e fino alla data di chiusura dei termini per la presentazione delle domande, sarà possibile scrivere alla seguente mail dedicata:
bandofitti@regione.campania.it
Non sarà data risposta a richieste di informazioni generiche, reperibili sul portale regionale dell’ Assessorato al Governo del Territorio e nelle FAQ.
Relativamente alla quota destinata all’affitto del reddito di cittadinanza, la Regione comunicherà all’INPS la lista dei beneficiari successivamente all’erogazione dei contributi, ai fini della compensazione sul reddito di cittadinanza per la quota destinata all’affitto.
La domanda sarà esclusa qualora sia accertata l’assenza di uno o più dei requisiti di accesso di cui all’art. 1 del Bando, ferme le sanzioni previste in caso di dichiarazioni mendaci.
Saranno inoltre escluse le domande presentate da soggetti diversi dal titolare del contratto di locazione.
Le somme spettanti a ciascun beneficiario saranno erogate esclusivamente mediante accredito su c/c bancari o postali accesi presso Istituti di credito o presso Poste italiane, o su carte prepagate ricaricabili dotate di codice IBAN, purché intestati o cointestati al richiedente.
Non sarà possibile erogare il contributo su carte prepagate ricaricabili non dotate di codice IBAN, né su libretti postali di qualsivoglia tipologia.
Scarica qui tutta la documentazione.
FONTE: REGIONE CAMPANIA
https://www.territorio.regione.campania.it/news-blog/fitti-2022-pubblicato-il-bando-domande-entro-il-10-maggio-2023
Il 2023 si apre all’insegna della sostenibilità. Secondo gli architetti più trendy, interpellati dal FT, quest’anno saranno quattro le linee guida per le case più confortevoli. Ecco allora quali sono i trend dell’architettura residenziale per l’anno appena iniziato.
Hugh McEwen e Catrina Stewart, fondatori di Office S&M, prevedono che gli approcci radicali alla sostenibilità diventeranno parte del linguaggio del design architettonico. Non è sufficiente fornire solo una sostenibilità di tipo austero-chic, poiché questo non può avere l’impatto richiesto. Una visione così miope della sostenibilità esclude anche i benefici di benessere che possono essere forniti da un design gioioso.
Occorre continuare a trovare modi per azzerare le emissioni di carbonio nella costruzione e nel funzionamento, migliorando al contempo il potenziale dell’architettura. Un approccio che va incentrato sull’uomo, offrendo spazi confortevoli e piacevoli piuttosto che autoflagellanti.
Secondo Jonas Bjerre-Poulsen, socio fondatore di Norm Architects, l’ambiente costruito deve essere risensualizzato. Oggi sembra spesso che il modo in cui un progetto viene presentato nel mondo digitale sia più importante per architetti e designer rispetto alle effettive qualità tattili dello spazio. Per creare un futuro migliore e più sostenibile, occorre lavorare con forme naturali, materiali naturali e colori naturali per creare spazi e oggetti che coinvolgano la nostra innata preferenza estetica per il mondo naturale.
Architetti e designer svolgono un ruolo importante nel creare una certa quiete nella nostra vita quotidiana ritornando ai nostri bisogni fondamentali di riparo, utilità, bellezza e appartenenza senza complessità. Ciò può essere ottenuto semplificando il design e lavorando intenzionalmente sui suoi impatti sensoriali. E utilizzando i neutri, il designer può creare spazi senza tempo che consentono all’utente di sovrapporre il colore della vita quotidiana.
David Ogunmuyiwa, socio fondatore di Architecture Doing Place prevede che ci saranno sempre meno progetti che utilizzano materiali ad alto contenuto di carbonio. Mentre c’è spesso una logica per l’uso del cemento strutturale, che fa stare in piedi gli edifici, c’è meno di una scusa per il tipo di prefabbricati decorativi, elementi in cemento a vista che molti architetti usano ancora abitualmente.
Negli ultimi anni, lo Stirling Prize ha promosso edifici che utilizzano materiali nuovi (sebbene essenzialmente antichi) come il sughero, la terra battuta e la pietra. Materiali interessanti che possono essere espressi in modo bello e decorativo e che dureranno, evitando una dipendenza dal carbonio.
Ted Swift, direttore di Maich Swift Architects, afferma che l’aumento dei prezzi dell’energia, l’aumento dei costi di costruzione e il cambiamento dei modelli di lavoro e di vita avranno come conseguenza il fatto che gli architetti dovranno essere più inventivi nel modo in cui utilizzano lo spazio e i materiali. Tra le soluzioni, un approccio incentrato sul tessuto, in cui i prodotti utilizzati nella costruzione sono attentamente considerati per migliorare le prestazioni, il comfort e l’efficienza energetica delle nostre case.
Particolarmente pressante sarà la richiesta di integrare la progettazione ambientale con l’architettura attraverso l’utilizzo di materiali da costruzione naturali, più sani e più sostenibili. Vedremo molti più prodotti da costruzione rinnovabili o di recupero, come materiali naturali e traspiranti (intonaci a base di argilla e calce, malte, intonaci e pitture) e isolanti organici (fibra di legno, canapa, lana di pecora).
Visto l’importante aumento dei tassi di interesse sui mutui avvenuto negli ultimi mesi, la legge di Bilancio 2023 prevede una procedura semplificata per il passaggio da un mutuo a tasso variabile ad uno a tasso fisso, relativamente più conveniente oggi come oggi. Alle possibilità di rinegoziazione, surroga e sostituzione si aggiunge quindi la possibilità di rinegoziare il mutuo con la propria banca cambiando tasso senza costi aggiuntivi. Ecco come fare.
Rinegoziare il mutuo da variabile a fisso con la legge di Bilancio 2023
La legge di Bilancio 2023 prevede la possibilità, fino alla fine del 2023, di passare da un mutuo a tasso variabile ad uno a tasso fisso senza costi, purchè si rispettino alcune condizioni:
Si tratta di una soluzione che ripropone quanto già previsto nel 2012 dal governo.
Cambiare mutuo da variabile a fisso: altri metodi
Esistono anche altri metodi per cambiare mutuo, qualora dovesse essere difficoltoso fronteggiare le rate: ecco quali:
Rinegoziare il mutuo
Il primo modo per cambiare mutuo, ad esempio passando da un mutuo a tasso variabile ad uno a tasso fisso, è rinegoziare il mutuo. Questa operazione, gratuita, senza limiti di importo e ripetibile un numero illimitato di volte, consiste nel cambiare le condizioni del proprio mutuo senza cambiare banca. E’ la procedura più semplice: basta contattare la banca con cui abbiamo contratto il nostro mutuo e proporre l’operazione. Ovviamente chiedere non è ottenere: la banca potrebbe valutare che non sussistano le condizioni per aderire alla richiesta.
Surrogare il mutuo
La surroga del mutuo è il secondo modo per cambiare un mutuo senza costi; tramite questo procedimento si possono infatti cambiare le condizioni del contratto, compresa la banca con cui lo stipuliamo. Con la surroga il mutuo viene trasferito in un’altra banca, che potrà applicare condizioni differenti, e migliori, mantenendo l’importo del mutuo. In questo caso la nuova banca prende in carico il contratto, senza oneri per il cliente, estinguendo il mutuo presso la vecchia banca al posto suo.
Sostituire il mutuo
Un terzo modo per cambiare mutuo estinguendo quello vecchio per poi chiedere l’erogazione di un finanziamento totalmente nuovo è la sostituzione del mutuo. In questo modo il contratto viene completamente riscritto con nuovi tassi, nuova durata, nuovi importi. In questo caso ci sono dei costi da sostenere, quali quelli del nuovo atto notarile, a carico del mutuatario, con relativi oneri di istruttoria, perizia, assicurazione.
Rinegoziare il mutuo, cosa cambia con la legge di Bilancio 2023
Considerato che la rinegoziazione del mutuo è una pratica già prevista, e già gratuita, da tempo, in teoria la legge di Bilancio 2023 non introduce alcuna importante novità in questo senso; tuttavia, il fatto che vengano introdotti degli specifici requisiti nella nuova legge di Bilancio fa pensare che, qualora questi vengano rispettati, le richieste non potranno essere respinte dalle banche, come talvolta accade. Siamo comunque ancora in attesa di specifiche linee operative quanto alla nuova rinegoziazione del mutuo da tasso variabile a fisso, in particolare per quanto riguarda il ricalcolo dell’importo del mutuo rinegoziato.
Quando si parla di donazione agli eredi, l’impugnazione è un tema molto ricorrente. Accade infatti sempre più spesso che alcuni dei soggetti interessati agli oggetti donati, soprattutto se immobili, procedano con questa pratica con lo scopo di rivalersi di un bene sottratto. Quali sono i casi in cui l’impugnazione è possibile? Approfondiamo quindi il tema della impugnazione della donazione.
Che cos’è l’impugnazione della donazione e in quali casi può essere esercitata
La donazione è una documentazione regolata dalla legge che la definisce come: un atto tra due parti mediante il quale il donante cede al donatario una somma di denaro, un bene mobile o immobile di valore, ed è obbligatorio che l’accordo avvenga tramite rogito notarile con la partecipazione di due testimoni.
Quando la donazione va a danneggiare i diritti di soggetti terzi, questi, volendo, possono contestare esercitando l’impugnazione di donazione. I casi in cui può essere impiegata sono differenti, i motivi principali sono:
Infine può esserci il caso di donazione per incapacità di intendere e di volere.
Chi può impugnare una donazione?
Quando si parla di questa pratica e di impugnazione di donazione, non è raro domandarsi: i nipoti possono impugnare una donazione? Sebbene non ci sia una risposta precisa in quanto sarebbe ideale poter analizzare ciascuna situazione con le sue specificità, è opportuno tenere presente che la Legge italiana cerca di tutelare i familiari, detti “legittimari” e, in generale, tutti coloro che rischiano di essere danneggiati a causa di una donazione, compresi i creditori.
Analizziamo più nel dettaglio le due tipologie di soggetti più comuni che hanno il diritto di impugnare una donazione.
I creditori, soggetti che possono impugnare una donazione
L’impugnazione di donazione immobile è legittima poiché il donante cede gratuitamente un’abitazione ad un’altra persona con l’obiettivo di evitare il pignoramento dei propri beni. Nel caso in cui sia trascorso meno di un anno, i creditori hanno la possibilità di limitarsi a depositare il pignoramento presso i registri immobiliari e l’atto sarà reputato non valido. Viceversa, se l’anno è passato, è fondamentale rivolgersi ad un giudice per intraprendere un’azione revocatoria; solo dopo aver esaminato con cura la situazione, il giudice ha la possibilità di annullare la donazione e concedere il pignoramento del bene immobile.
L’impugnazione di eredi legittimi
L’impugnazione di una donazione da parte di eredi legittimi è possibile, i donanti possono avere diverse modalità di agire, tra cui:
Infine, ci può essere la richiesta di riduzione per lesione di legittima. Viene interpellata quando c’è un’alterazione della parte che appartiene per diritto agli eredi.
Impugnazione donazione per lesione di legittima
Il tema relativo all’impugnazione donazione per lesione di legittima è di rilievo. La donazione è impugnabile dagli eredi nel momento in cui la donazione di un immobile abbia leso le quote di legittima che apparterrebbero al coniuge e agli eventuali figli. Possono rivolgersi ad un giudice chiedendo l’azione di riduzione.
Come avviene la procedura? Nel momento in cui il giudice verifica la legittimità della proposta, procede con la revoca della donazione e successivamente ridistribuisce le quote di eredità. Bisogna ricordare che l’impugnazione di donazione non può avvenire prima della morte del donante.
La donazione nascosta
La donazione nascosta è un’azione che può essere compiuta dal donante, con l’obiettivo di evitare la restituzione da parte dei legittimari. Che cos’è una donazione nascosta? Questo atto consiste nel fingere una vendita con gli eredi e l’impossibilità da parte loro di poter vendere l’immobile dopo la morte del venditore. Non è raro trovare qualcuno che si opponga, ma è essenziale provare che il contratto sia simulato e non reale.
Entro quanto tempo si può impugnare una donazione
Le domande relative ai termini di impugnazione di una donazione non sono poche. Bisogna essere consapevoli del fatto che l’azione di restituzione può avvenire entro i 20 anni dal momento della donazione e l’impugnazione di donazione entro i 10 anni dalla data del decesso del donante è legittima. Successivamente, non ci deve essere l’impugnazione da parte degli eredi legittimi.
Quando la donazione non è più impugnabile?
Bisogna tenere in considerazione, che trascorsi 20 anni dalla donazione, nel caso in cui l’abitazione fosse stata venduta a terzi, non corre più alcun rischio, perché ormai la donazione non è più impugnabile dagli eredi, che non possono più chiedere la restituzione della casa. Le tempistiche cambiano quando sussiste il decesso del donante, in questo caso la donazione non è più impugnabile dopo 10 anni.
Quanto costa impugnare una donazione?
I costi da sostenere per impugnare una donazione si diversificano in:
Le spese notarili ovviamente dipendono da vari fattori, tra cui il valore dell’immobile e la sua ubicazione, la complessità dell’operazione ed infine le tariffe. Mentre le imposte variano in base al grado di parentela.
Come rendere una donazione non impugnabile
Una donazione per essere non impugnabile necessita di alcune accortezze, tra cui il rispetto delle quote di legittima, ossia le parti minime di eredità che la legge prevede per i familiari. Inoltre, bisogna sottolineare che è essenziale la collaborazione con il notaio per rendere valida la donazione, lui si occuperà di stipulare un accordo in forma di atto pubblico e in presenza di due testimoni. Infine, anche l’esistenza di debiti può pregiudicare la donazione. In questi casi, la soluzione migliore è rivolgersi ad un avvocato e ad un commercialista.
La revoca della donazione
La legge prevede anche la possibilità di revoca della donazione, i casi sono due:
In entrambi i casi il donante ha 5 anni di tempo per effettuare l’impugnazione della donazione ed è giustificata da motivazioni etico-sociali.
I giovani dai 18 ai 36 anni che vogliono acquistare casa possono tirare un sospiro di sollievo: un emendamento del nuovo governo al decreto Aiuti Ter introduce infatti uno scudo che, dal 1 dicembre 2022, salvaguarda i tassi di interesse agevolati sui mutui accesi dai più giovani per l’acquisto della prima casa, nonostante l’aumento dei tassi di interesse.
Secondo l’emendamento del governo al decreto Aiuti Ter, dal 1 dicembre, e fino al 31 dicembre, i più giovani potranno tornare in banca ad accendere un mutuo casa senza temere l’aumento dei tassi di interesse. Sospiro di sollievo quindi per chi è alle prese con l’acquisto della prima casa e si è scontrato con un’offerta bancaria sempre meno incline a venire incontro ai più giovani.
Il 31 dicembre è infatti il termine ultimo per fruire della garanzia statale fino all’80 per cento del mutuo casa per gli under 36 con Isee inferiore ai 40 mila euro. La data del 1 dicembre è invece stata decisa per dare alle banche il tempo di riadeguare l’offerta. Con l’aumento dei tassi di interesse, infatti, le banche non accettavano più richieste di mutui a tasso agevolato, dal momento che sarebbero risultati meno redditizi rispetto ai mutui stipulati ai tassi correnti.
Può capitare che, per diversi motivi, ci si trovi a stipulare un contratto di affitto per un appartamento ammobiliato. I proprietari, in accordo con gli inquilini, possono scegliere tra diverse tipologie di accordo. Per entrambe le parti vi sono degli obblighi specifici relativi alla presenza dei beni mobili in casa.
Vediamo tutti i dettagli su questa tipologia di contratto di locazione.
Se si intende affittare un appartamento già ammobiliato, è necessario prendere in considerazione le quattro tipologie di contratto di locazione tra cui è possibile scegliere:
Ciò che bisogna ricordare è che, a prescindere dal modello di contratto di locazione scelto, compilato e sottoscritto da entrambe le parti, il contratto di affitto di un appartamento ammobiliato deve contenere l’inventario degli arredi o, in alternativa, un allegato contenente la lista del mobilio presente nell’appartamento al momento dell’entrata del locatario, in modo da tutelare entrambe le parti.
Alla luce delle definizioni delle quattro tipologie di contratto, si può affermare che il contratto di locazione a canone libero, il contratto a canone concordato e agevolato rispondono all’esigenza dei locatari di alloggiare nell’appartamento per lunghi periodi di tempo.
Al contrario, il contratto di affitto transitorio di un appartamento ammobiliato e quello riservato agli studenti sono l’ideale per i brevi periodi. Dunque, la durata del contratto di affitto di un appartamento ammobiliato varia a seconda della forma di contratto scelta dal locatore. Tuttavia, può capitare che il locatore o l’inquilino desiderino risolvere il contratto prima della scadenza prevista. Questa eventualità viene chiamata disdetta del contratto.
Il locatario (l’inquilino) può fare la disdetta in qualsiasi momento per motivi non dipendenti dalla sua volontà, per un motivo sopravvenuto alla conclusione del contratto e per motivi economici, materiali o psicologici. La disdetta del contratto di affitto di un appartamento ammobiliato deve essere comunicata con raccomandata con avviso di ricevimento e con un preavviso di tre/sei mesi.
Al locatore, invece, è in genere proibito recedere il contratto prima del previsto. Tuttavia, esistono dei motivi eccezionali per i quali viene concessa la disdetta del contratto di affitto di un appartamento ammobiliato da parte del proprietario, e cioè:
La possibilità per il locatore di procedere con la disdetta del contratto di affitto è, dunque, prevista in solo in questi casi estremi e dev’essere fatta entro sei mesi dalla normale risoluzione del contratto.
La particolarità del contratto di affitto di un appartamento ammobiliato, come si può immaginare, riguarda proprio i beni mobili che il proprietario decide di cedere per tutta la durata della locazione al conduttore. Data la presenza di beni mobili di proprietà del locatore, entrambe le parti sono tenute a rispettare degli obblighi ben precisi.
In particolare, gli obblighi dell’inquilino sono:
Per accertarsi che l’inquilino non abbia danneggiato l’appartamento, il contratto di affitto di un appartamento ammobiliato deve essere accompagnato da un inventario dell’arredo presente nella casa. Inoltre, tra gli obblighi del locatore troviamo quello di occuparsi della manutenzione straordinaria, eccezion fatta per i danni derivanti dal cattivo uso del bene, ma anche quelli di fornire delle garanzie che permettano all’inquilino di alloggiare in maniera dignitosa nella casa (ad esempio: adeguate condizioni igieniche ed il corretto funzionamento degli elettrodomestici indispensabili).
Il contratto tipo di locazione di un appartamento ammobiliato deve contenere:
È possibile che, dopo aver richiesto un mutuo per comprare casa, si scelga di cambiare abitazione e si abbia la necessità di mettere in vendita l’immobile. Scopriamo come vendere casa con mutuo in corso.
Il mutuo, si sa, è un prestito che ha una durata medio-lunga. Spesso, sono richiesti tanti anni per estinguerlo, specie quando viene attivato per l’acquisto di un immobile. È possibile che, durante questo lasso di tempo, le proprie abitudini di vita cambino e che sopraggiunga la necessità di lasciare l’abitazione per la quale il mutuo si era reso necessario. In questa situazione, coloro che scelgono di optare per la vendita dell’immobile sono numerosi. Vendere casa con mutuo in corso, però, è un argomento complesso perché richiede una conoscenza puntuale della materia affinché la procedura possa andare a buon fine. Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere per vendere casa con un mutuo in corso.
Quando si stipula un finanziamento, l’accordo è con un istituto di credito, il quale non esercita alcun tipo di titolarità sull’immobile acquistato. Il proprietario dell’abitazione, infatti, ha la possibilità di vendere casa con mutuo in corso e, per farlo, non è tenuto ad ottenere alcun permesso dalla banca. Quello che, però, è chiamato a fare è gestire la pratica del finanziamento, ovvero provvedere al trasferimento o alla chiusura del mutuo. In questo caso, è l’istituto di credito a doversi pronunciare.
Il primo passo da compiere affinché la procedura possa andare a buon fine è sapere quali sono le strade percorribili in merito alla gestione del finanziamento. Nello specifico, le opzioni possibili sono tre:
Per quanto siano tutte soluzioni valide, non è detto che sussistano i requisiti per accedervi. La possibilità di percorrere o meno una delle tre strade suddette dipende dalla banca. L’istituto di credito, infatti, è chiamato a valutare attentamente la situazione finanziaria dell’intestatario del finanziamento, prima di dare il lasciapassare. Perché? Perché per vendere casa con mutuo e comprarne un’altra è indispensabile che il proprietario dell’immobile abbia a disposizione il conteggio dell’estinzione del mutuo per la vendita della casa. Più nello specifico, la banca mutuante, dopo aver attenzionato la condizione finanziaria del richiedente, rilascia una dichiarazione scritta, all’interno della quale vi è l’ammontare del debito residuo.
Quando si sceglie di attivare un mutuo per acquistare casa, l’istituto di credito al quale ci si rivolge, nella maggior parte dei casi, iscrive un’ipoteca sull’immobile, al fine di tutelarsi nel caso in cui le rate del finanziamento non venissero pagate. Se, infatti, il mutuatario non paga, la banca mutuante procede con il pignoramento dell’immobile, che verrà successivamente messo in vendita.
Se la propria intenzione è vendere casa con mutuo in corso e comprarne un’altra, la sostituzione di garanzia potrebbe rivelarsi la scelta migliore. In questo caso, l’ipoteca sull’abitazione che si intende vendere viene trasferita sul nuovo immobile. È bene specificare, però, che non sempre questa strada è percorribile. È possibile che, infatti, la propria banca non accetti di spostare l’ipoteca, ostacolando così la vendita della casa con mutuo con la garanzia di un altro immobile.
Un’altra opzione possibile quando si desidera comprare casa avendo già un mutuo è la vendita della casa con accollo del mutuo. Se si opta per questa soluzione, l’acquirente dell’immobile gravato dal finanziamento ha l’obbligo di pagare alla banca l’ammontare del debito residuo, fino alla naturale scadenza del mutuo. In altri termini, il nuovo acquirente si sostituisce al debitore originario.
L’accollo del mutuo senza consenso della banca e del nuovo acquirente non è possibile. L’operazione, infatti, può essere avviata solo previo consenso di entrambe le parti. Se l’istituto di credito e l’acquirente acconsentono all’accollo, colui che compra l’abitazione è chiamato non solo a provvedere al rimborso delle rate, ma anche a farsi carico delle spese relative al mantenimento del finanziamento.
Chi opta per la vendita della casa con accollo del mutuo è bene che sappia che esistono due tipologie di accollo: accollo liberatorio e accollo cumulativo. L’accollo cumulativo vincola il mutuatario originario a rimborsare le rate del finanziamento nel caso in cui il nuovo acquirente non riuscisse più a provvedere al pagamento. L’accollo liberatorio, invece, libera il venditore da qualsiasi obbligo nei confronti della banca.
L’estinzione anticipata del mutuo per vendita dell’immobile è in assoluto la soluzione più diffusa tra chi sceglie di cambiare casa con mutuo e comprarne un’altra. Esistono due tipi di estinzione:
L’estinzione del mutuo per vendita casa è la soluzione a cui scelgono di ricorrere in molti perché è vantaggiosa tanto per l’istituto di credito quanto per il mutuatario/venditore. È naturale che, infatti, entrambe le parti abbiano il naturale interesse di chiudere il rapporto di finanziamento, senza vincolo alcuno.