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L’interesse verso le aste immobiliari è in continua ascesa. Un mercato che non è più frequentato solamente da “addetti ai lavori” e investitori. Sempre più acquirenti, infatti, vanno a caccia di uno sconto cospicuo per una prima casa o una seconda casa per le vacanze. Tuttavia, sono ancora molti i falsi miti e i dubbi ricorrenti su questa specifica modalità di acquisto. Per saperne di più e sgomberare il campo da equivoci, idealista/news ha intervistato Valerio Pisano, esperto e consulente di aste immobiliari e autore di un libro sul tema e creatore di contenuti tramite un canale YouTube con oltre 600 video e un gruppo Facebook con oltre 12mila iscritti.

  1. Quali sono i falsi miti da sfatare sulle aste immobiliari?
  2. Qual è l’identikit dell’acquirente che cerca una casa all’asta?
  3. Quali sono i servizi utili per chi compra casa all’asta?
  4. Come è cambiato il mercato delle aste immobiliari?
  5. Come funzionano le aste immobiliari?

Quali sono i falsi miti da sfatare sulle aste immobiliari?

Il mondo delle aste immobiliari, nonostante negli ultimi anni abbia attirato un interesse crescente su di sé, è ancora avvolto da una sorta di nube di misteri dal punto di visti di chi vi si vuole avvicinare. Secondo l’esperto di aste immobiliari Valerio Pisano i principali falsi miti su questo mondo sono principalmente tre:

  • Devi comprare casa con i soldi tuoi e senza mutuo;
  • Devi comprare casa senza vederla;
  • Devi occuparti in prima persona di liberare l’immobile acquistato all’asta.

Niente di più falso secondo Pisano, che spiega: “Questi sono i principali timori di chi si avvicina al mondo delle aste immobiliari, ma non sono veri – entra nello specifico l’autore del libro Aste & Investimenti – perché si può vedere e visitare la casa prima partecipare all’asta; ci sono banche che concedono il mutuo fino al 100% del valore dell’immobile; della liberazione della casa, infine, si occupa il tribunale”.

Qual è l’identikit dell’acquirente che cerca una casa all’asta?

I principali profili di acquirenti che vogliono comprare una casa all’asta, sostanzialmente, sono due secondo Valerio Pisano: “Per la mia esperienza di consulente posso dire che chi mi contatta, generalmente, è un investitore o un utilizzatore finale, ovvero qualcuno che è interessato all’acquisto di una prima o seconda casa, quindi per usare l’immobile e non per rivenderlo”.

Quali sono i servizi utili per chi compra casa all’asta?

Ogni profilo, quindi, ha bisogno di un’assistenza diversa. “Chi vuole acquistare a uso investimento spesso chiarisce qual è il budget che intende investire e, in alcuni casi, specifica la zona a cui è interessato per valutare quali annunci di aste immobiliari fanno al caso suo. Per questa tipologia di acquirente, che punta a guadagnare circa il 20-30% del capitale investito, è fondamentale avere una stima del valore di mercato dell’immobile aggiornato a oggi, e non vetusto come spesso accade nei bandi”.

Invece, chi è alla ricerca di una prima o una seconda casa “spesso arriva da noi che ha già individuato l’immobile e richiede assistenza per essere seguito nell’offerta telematica, nel controllo della perizia dell’immobile o per evitare errori che potrebbero compromettere l’acquisto”.

Come è cambiato il mercato delle aste immobiliari?

“Dopo la pandemia c’erano tantissimi partecipanti, credo che ciò fosse dovuto al fatto che nella maggior parte dei casi sono diventate telematiche e che i mutui avevano tassi bassi, motivo per il quale per un immobile all’asta si poteva ottenere un mutuo fino al 100% del valore, tanto che i prezzi di aggiudicazione erano anche saliti”.

Come funzionano le aste immobiliari?

Come noto, ci sono diverse tipologie di asta immobiliare. “Attualmente le modalità più utilizzate per le aste immobiliari sono tre. La prima è l’asta analogico cartacea, che prevede il deposito di un assegno circolare entro un giorno stabilito precedente all’asta e che si presenti l’offerta in busta chiusa, dopodiché l’offerente si reca il giorno dell’apertura delle buste e si svolge l’asta vera e propria, partendo dal prezzo dell’offerta più alta con vari rilanci”.

Nella modalità telematica, poi, “invece dell’assegno deve essere effettuato un bonifico sempre come cauzione, sempre entro una data specificata. Il giorno dell’asta il delegato alla vendita aprirà le offerte telematiche all’orario stabilito e, in presenza di due o più offerenti, si parte con la gara partendo dall’offerta più alta ricevuta, dopo aver stabilito un rialzo minimo consentito”.

Pisano spiega anche che attualmente alcuni tribunali adottato anche la “modalità sincrona mista, che prevede che si possano presentare sia offerte cartacee che digitali puoi, il giorno dell’asta vengono aperte prima quelle cartacee e, dopo averle digitalizzate, si procede all’asta sia in presenza che tramite collegamento da remoto tramite pc”.

Se c’è un posto che amiamo quando il tempo è bello e arriva la stagione più calda dell’anno, è certamente la terrazza. Non importa se è grande o piccola, perché è sempre possibile sfruttarla nel tempo libero per godersi la compagnia di famiglia e amici. Ma avere uno spazio esterno comodo, pratico e anche bello richiede tempo e cura. Vediamo alcuni consigli utili per arredarlo al meglio.

  1. Da dove iniziare?
  2. Pulire e sistemare la terrazza
  3. Mobili da giardino
  4. Accessori e illuminazione
  5. L’ombra, essenziale

Da dove iniziare?

Dopo l’inverno gli spazi esterni della casa avranno sicuramente bisogno di un’adeguata manutenzione. La prima cosa da fare, quindi, è pulire tutto in modo accurato: vedere se ci sono elementi che si sono deteriorati, se sono necessarie riparazioni e se è possibile rinnovare semplicemente lo spazio senza necessità di grandi interventi

Pulire e sistemare la terrazza

L’ideale è svuotare lo spazio e riparare ciò che è danneggiato. Ma anche ridipingere ringhiere e corrimano (se esistono), sistemare le prese che non funzionano o addirittura mettere un pavimento in resina su quell’altro che ha perso lucentezza. Se hai delle piante sul terrazzo, è bene anche controllare il loro stato e sostituire quelle che non sono sopravvissute all’inverno.

Mobili da giardino

Poi bisogna sistemare i mobili da esterno. Potrebbero anche aver bisogno di un po’ di messa a punto, una buona pulizia o addirittura una verniciatura se sono di legno. E i tessuti? Se i sedili e i cuscini di divani, panche o sedie non sono in buone condizioni, l’ideale è rinnovarli. Puoi sempre approfittare del cambio per scegliere modelli con cover diverse dalle precedenti.

E visto che si parla di cambiamenti, guarda bene il terrazzo. Perché? Perché a volte qualcosa di così semplice come un cambiamento nella distribuzione dell’arredo ha effetti sorprendenti. Può farti guadagnare spazio per un tavolo leggermente più grande che ti permetta di avere una zona pranzo all’aperto o posizionare un bancone dove preparare qualcosa velocemente.

Accessori e illuminazione

Questo è ciò che darà alla terrazza il tocco finale. Un tappeto in fibra vegetale, qualche cuscino a terra, qualche coccio o vimini alle pareti o le tipiche lanterne sono indispensabili per decorare il terrazzo e renderlo più accogliente. Se i mobili sono in buone condizioni, puoi sempre cambiare solo quegli accessori per rinnovare l’aspetto dell’ambiente. E senza spendere troppo.

E, naturalmente, non può mancare l’illuminazione. Assicurati di avere una luce principale calda e luci che creano atmosfera. Le ghirlande LED in questo senso sono perfette. Un piccolo trucco: se hai conservato le luci di Natale, puoi sfruttarle ora in terrazza.

L’ombra, essenziale

Il tocco finale per preparare il terrazzo è quell’ombra che tanto apprezziamo nelle giornate più calde. Se hai una tenda da sole o una pergola, controlla che il telo sia in perfette condizioni e che gli accessori siano oliati. Nel caso ne siate sprovvisti, meglio pensare a mettere qualche tipo di ombra prima che le temperature si alzino troppo.

Con questi consigli riuscirai ad avere un terrazzo in perfetto ordine per godertelo fino all’arrivo dell’autunno.

 

Un garage privato è essenziale soprattutto per chi vive nelle grandi città: consente, infatti, di avere a disposizione un posto per l’auto, evitando di girare per diverso tempo alla ricerca di un parcheggio.

Vediamo di seguito tutte le informazioni da conoscere sul Bonus Box Auto 2023, come funziona e i requisiti per richiederlo.

Cos’è e come funziona il bonus garage?

Il Bonus Box Auto 2023 è una misura che consente di beneficiare di una detrazione fiscale del 50% sulle spese sostenute per l’acquisto o la costruzione di un box auto, per un importo di spesa non superiore a 96.000 euro.

Quando scade il bonus garage?

Il bonus può essere richiesto fino al 31 dicembre 2024. Nello specifico, questa agevolazione viene concessa in due casi:

  1. per l’acquisto di box e posti auto pertinenziali già realizzati dall’impresa costruttrice, ma solamente per le spese che riguardano la loro realizzazione;
  2. per gli interventi di realizzazione di parcheggi, a patto che sussista un vincolo di pertinenzialità con un’unità immobiliare abitativa.

È possibile usufruire dell’agevolazione anche per le riparazioni e la sostituzione di parti e/o elementi con caratteristiche diverse da quelle già presenti sui box esistenti, così come l’installazione di una serranda blindata.

Al contrario, sono escluse dalla misura le opere di manutenzione ordinaria (la verniciatura delle pareti o la sostituzione di una serranda con una della medesima tipologia).

Come usufruire della detrazione 50% per il box auto? I requisiti e i documenti

Per poter accedere al Bonus Box Auto 2023 è necessario rispondere a specifici requisiti e presentare alcuni documenti.

Nel dettaglio, la misura viene riconosciuta solamente per le spese relative alla realizzazione del box pertinenziale all’immobile.

Oltre a ciò, le spese vanno corrisposte tramite bonifico bancario o postale.

È necessario, inoltre, presentare alcuni documenti, quali:

  • un atto di acquisto o preliminare di vendita registrato che attesti la pertinenzialità all’immobile;
  • una dichiarazione del costruttore con i costi di costruzione;
  • le fatture relative ai pagamenti effettuati.

Chi ha un ISEE sotto i 35.000 euro e un mutuo a tasso variabile del valore in origine entro i 200.000 euro, potrà ottenere fino al 31 dicembre 2023 la rinegoziazione e il passaggio a un tasso fisso. L’intestatario del mutuo deve aver assolto regolarmente al pagamento di tutte le rate.

Chi ha già un mutuo in corso a tasso variabile ma non è soddisfatto delle condizioni o non può più sostenerne le rate, potrà ottenere fino al 31 dicembre 2023 la rinegoziazione e il passaggio a un tasso fisso. Le attuali condizioni dei tassi variabili, dopo i ripetuti rialzi della Bce, hanno causato rincari consistenti delle rate, fino a rendere i mutui a tasso variabile più onerosi di quelli a tasso fisso.

Le caratteristiche del mutuo

Per essere convertito, il mutuo ipotecario può avere come finalità l’acquisto della casa oppure la ristrutturazione. La norma riguarderà anche i mutui stipulati prima dell’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2023, approvata dalla Camera lo scorso 24 dicembre 2022.

La rinegoziazione può anche prevedere l’allungamento fino a 5 anni dell’ammortamento del mutuo, portando al massimo a 25 anni la durata del finanziamento.

Il tasso applicato

Secondo quanto stabilito dalla norma la rinegoziazione assicura, per un periodo pari alla durata residua del finanziamento, l’applicazione di un tasso annuo nominale fisso non superiore al valore minore tra l’IRS a 10 anni e l’IRS in euro per la durata residua del mutuo per la parte ancora da pagare. Se questo valore fosse non disponibile, il meccanismo di calcolo del nuovo tasso sarà “la quotazione dell’IRS per la durata precedente, riportato alla data di rinegoziazione alla pagina ISDAFIX 2 del circuito Reuters”. A questo valore si aggiunge uno spread previsto nel contratto di mutuo”.

Come fare domanda

La rinegoziazione del mutuo deve essere richiesta alla banca che ha concesso il finanziamento: questa dovrà, se sussistono i requisiti richiesti, obbligatoriamente accettarla. Al modulo predisposto per la richiesta si dovrà allegare la dichiarazione ISEE per la verifica dei requisiti necessari.

A beneficiarne potrebbe essere ad esempio un giovane che ha stipulato da poco ricorrendo al Fondo di Garanzia prima casa con un loan to value oltre l’80%, condizione che rende molto difficile ottenere una rinegoziazione del mutuo.

Cosa può fare chi non rientra nei parametri della rinegoziazione

Se non si dispone dei requisiti necessari per ottenere la rinegoziazione, la possibilità può essere ricorrere a una surroga. Salvo alcuni casi specifici, surrogare un mutuo esistente dovrebbe essere sempre possibile: se un istituto di credito può rifiutarsi di concedere la surroga al mutuatario richiedente, la vecchia banca dovrà obbligatoriamente accettare la domanda di surroga e mettere la nuova banca nelle condizioni di accogliere il mutuo.

Vendere una casa ricevuta in eredità è sicuramente un’ottima opportunità di guadagno ma per farlo è necessario prestare attenzione ad alcuni aspetti: infatti, dal punto di vista burocratico, i passaggi da eseguire sono più numerosi ed è bene averli presenti fin dall’inizio.

La dichiarazione di successione

Il primo passo è presentare la dichiarazione di successione, ovvero il documento che notifica il trasferimento del bene agli eredi a fini fiscali. Essa va presentata entro un anno dal decesso di chi ha lasciato l’immobile in eredità ed è possibile farla anche tramite un software dedicato sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

La dichiarazione di successione consiste nell’elenco di tutti i beni del defunto e viene utilizzata per determinare l’ammontare delle tasse sull’eredità. Dal momento che nessun bene ricevuto in eredità può essere venduto se non sono state pagate le imposte relative, questo documento ha un valore molto importante.

La tassa di successione

Per quel che riguarda le tasse di successione da pagare sull’immobile, occorre tenete presente che queste variano a seconda del grado di parentela.

Le altre imposte da pagare

Oltre alla tassa di successione, per un immobile ereditato vanno considerate anche le spese previste per le comuni compravendite:

  • imposta ipotecaria, al 2% del valore catastale dell’immobile;
  • imposta catastale, al 1% del valore catastale dell’immobile.

Entrambe sono da pagare prima di presentare la dichiarazione di successione.

Ad esse vanno aggiunte:

  • l’imposta di bollo
  • i tributi speciali
  • la tassa ipotecaria

Accettazione e trascrizione

Non è però finita qui, infatti, per vendere un immobile ereditato è necessario presentare anche altri due atti: l’atto di accettazione dell’eredità, poiché con la sola dichiarazione di successione gli eredi non accettano di fatto i beni ricevuti e la trascrizione dell’accettazione dell’eredità.

L’atto di accettazione dell’eredità può essere di due tipi: accettazione espressa, ossia quando si dichiara formalmente di accettare i beni (la scelta più sicura se si vuole concludere senza problemi burocratici una compravendita immobiliare) oppure l’accettazione tacita, quando l’erede non predispone un atto formale, ma manifesta con i comportamenti la sua volontà di accettare l’eredità.

La trascrizione dell’accettazione dell’eredità certifica per tutti i soggetti coinvolti che la proprietà dell’immobile in oggetto è passata dal defunto al nuovo proprietario, che intende venderlo. La trascrizione può avvenire anche contestualmente al rogito, che però senza quest’atto non può concludersi. Per far trascrivere dal notaio l’accettazione dell’eredità, bisogna portare: il certificato di morte di chi ha lasciato il bene in eredità e l’atto di successione.

I tassi passivi sui depositi in essere sono invece dello 0,54%

Non si arresta la corsa dei tassi di interesse sui mutui e sui prestiti in seguito agli aumenti dei tassi di interesse dalla Bce. Nel corso del mese di febbraio i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Taeg) sono arrivati al 4,12%. Un ennesimo aumento rispetto al tasso del 3,95% registrato in gennaio.

I tassi sul credito al consumo salgono  al 9,88%

Nell’ultima rapporto Banche e Moneta, Bankitalia ha evidenziato che a crescere è stato anche il tasso sulle nuove erogazioni di credito al consumo che si è collocato al 9,88%, rispetto al 9,79% del mese precedente. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono pari al 3,55% (3,72% nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono del 4,39%, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si posizionano al 3,04%. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono invece pari allo 0,54% (dallo 0,49% nel mese precedente), rileva Bankitalia.
fitti 2022 bando pubblicato regione campania

Con Decreto Dirigenziale n. 31 del 31 marzo 2023 (BURC n. 25 del 03.04.2023) è stato emanato il Bando per l’assegnazione di contributi ad integrazione del canone di locazione per l’annualità 2022.

Le risorse disponibili per questa annualità sono pari a € 28.481.425,10, di cui il 98% per la fascia A ed il 2% per la fascia B.

Sarà possibile presentare domanda di contributo dal 5 aprile alle 10,00 fino al 10 maggio alle 14,00, collegandosi alla piattaforma con il tasto ACCEDI qui di fianco.

E’ necessario caricare materialmente in piattaforma il contratto e la registrazione, pena la nullità della domanda. Si invita pertanto a prestare la massima attenzione nel caricamento della domanda e degli allegati.
La data di inserimento della domanda non costituisce titolo di priorità nell’assegnazione del contributo.

Per partecipare è richiesto un ISEE ordinario o corrente (non è ammissibile l’ISEE ristretto) richiesto dal richiedente o da uno dei componenti del suo nucleo familiare prima della presentazione della domanda il cui importo non superi:

  • per la Fascia “A” € 13.659,88
  • per la Fascia “B” € 22.500,00

Il richiedente deve risultare titolare per l’anno 2022 di un contratto di locazione per uso abitativo relativo ad un immobile sito in Regione Campania adibito ad abitazione principale, corrispondente alla residenza anagrafica del richiedente nel periodo di riferimento, regolarmente registrato.

Il contributo deve essere richiesto esclusivamente dall’intestatario del contratto di locazione, appartenente al nucleo familiare residente nell’alloggio, unicamente tramite procedura on line.

Per segnalare eventuali criticità e richiedere assistenza tecnica o amministrativa dal 5/04/2023 e fino alla data di chiusura dei termini per la presentazione delle domande, sarà possibile scrivere alla seguente mail dedicata:

bandofitti@regione.campania.it

Non sarà data risposta a richieste di informazioni generiche, reperibili sul portale regionale dell’ Assessorato al Governo del Territorio e nelle FAQ.

Relativamente alla quota destinata all’affitto del reddito di cittadinanza, la Regione comunicherà all’INPS la lista dei beneficiari successivamente all’erogazione dei contributi, ai fini della compensazione sul reddito di cittadinanza per la quota destinata all’affitto.

La domanda sarà esclusa qualora sia accertata l’assenza di uno o più dei requisiti di accesso di cui all’art. 1 del Bando, ferme le sanzioni previste in caso di dichiarazioni mendaci.

Saranno inoltre escluse le domande presentate da soggetti diversi dal titolare del contratto di locazione.

Le somme spettanti a ciascun beneficiario saranno erogate esclusivamente mediante accredito su c/c bancari o postali accesi presso Istituti di credito o presso Poste italiane, o su carte prepagate ricaricabili dotate di codice IBAN, purché intestati o cointestati al richiedente.

Non sarà possibile erogare il contributo su carte prepagate ricaricabili non dotate di codice IBAN, né su libretti postali di qualsivoglia tipologia.

Scarica qui tutta la documentazione.

 

 


FONTE: REGIONE CAMPANIA

https://www.territorio.regione.campania.it/news-blog/fitti-2022-pubblicato-il-bando-domande-entro-il-10-maggio-2023

 

 

Il 2023 si apre all’insegna della sostenibilità. Secondo gli architetti più trendy, interpellati dal FT, quest’anno saranno quattro le linee guida per le case più confortevoli. Ecco allora quali sono i trend dell’architettura residenziale per l’anno appena iniziato.

Architettura sostenibile ma con gioia

Hugh McEwen e Catrina Stewart, fondatori di Office S&M, prevedono che gli approcci radicali alla sostenibilità diventeranno parte del linguaggio del design architettonico. Non è sufficiente fornire solo una sostenibilità di tipo austero-chic, poiché questo non può avere l’impatto richiesto. Una visione così miope della sostenibilità esclude anche i benefici di benessere che possono essere forniti da un design gioioso.

Occorre continuare a trovare modi per azzerare le emissioni di carbonio nella costruzione e nel funzionamento, migliorando al contempo il potenziale dell’architettura. Un approccio che va incentrato  sull’uomo, offrendo spazi confortevoli e piacevoli piuttosto che autoflagellanti.

Design neutro

Secondo Jonas Bjerre-Poulsen, socio fondatore di Norm Architects, l’ambiente costruito deve essere risensualizzato. Oggi sembra spesso che il modo in cui un progetto viene presentato nel mondo digitale sia più importante per architetti e designer rispetto alle effettive qualità tattili dello spazio. Per creare un futuro migliore e più sostenibile, occorre lavorare con forme naturali, materiali naturali e colori naturali per creare spazi e oggetti che coinvolgano la nostra innata preferenza estetica per il mondo naturale.

Architetti e designer svolgono un ruolo importante nel creare una certa quiete nella nostra vita quotidiana ritornando ai nostri bisogni fondamentali di riparo, utilità, bellezza e appartenenza senza complessità. Ciò può essere ottenuto semplificando il design e lavorando intenzionalmente sui suoi impatti sensoriali. E utilizzando i neutri, il designer può creare spazi senza tempo che consentono all’utente di sovrapporre il colore della vita quotidiana.

Costruire con materiali naturali

David Ogunmuyiwa, socio fondatore di Architecture Doing Place prevede che ci saranno sempre meno progetti che utilizzano materiali ad alto contenuto di carbonio. Mentre c’è spesso una logica per l’uso del cemento strutturale, che fa stare in piedi gli edifici, c’è meno di una scusa per il tipo di prefabbricati decorativi, elementi in cemento a vista che molti architetti usano ancora abitualmente.

Negli ultimi anni, lo Stirling Prize ha promosso edifici che utilizzano materiali nuovi (sebbene essenzialmente antichi) come il sughero, la terra battuta e la pietra. Materiali interessanti che possono essere espressi in modo bello e decorativo e che dureranno, evitando una dipendenza dal carbonio.

Costruzioni in tessuto

Ted Swift, direttore di Maich Swift Architects, afferma che l’aumento dei prezzi dell’energia, l’aumento dei costi di costruzione e il cambiamento dei modelli di lavoro e di vita avranno come conseguenza il fatto che gli architetti dovranno essere più inventivi nel modo in cui utilizzano lo spazio e i materiali. Tra le soluzioni, un approccio incentrato sul tessuto, in cui i prodotti utilizzati nella costruzione sono attentamente considerati per migliorare le prestazioni, il comfort e l’efficienza energetica delle nostre case.

Particolarmente pressante sarà la richiesta di integrare la progettazione ambientale con l’architettura attraverso l’utilizzo di materiali da costruzione naturali, più sani e più sostenibili. Vedremo molti più prodotti da costruzione rinnovabili o di recupero, come materiali naturali e traspiranti (intonaci a base di argilla e calce, malte, intonaci e pitture) e isolanti organici (fibra di legno, canapa, lana di pecora).

 

Visto l’importante aumento dei tassi di interesse sui mutui avvenuto negli ultimi mesi, la legge di Bilancio 2023 prevede una procedura semplificata per il passaggio da un mutuo a tasso variabile ad uno a tasso fisso, relativamente più conveniente oggi come oggi. Alle possibilità di rinegoziazione, surroga e sostituzione si aggiunge quindi la possibilità di rinegoziare il mutuo con la propria banca cambiando tasso senza costi aggiuntivi. Ecco come fare.

Rinegoziare il mutuo da variabile a fisso con la legge di Bilancio 2023

La legge di Bilancio 2023 prevede la possibilità, fino alla fine del 2023, di passare da un mutuo  a tasso variabile ad uno a tasso fisso senza costi, purchè si rispettino alcune condizioni:

  • mutuo inferiore a 200 mila euro
  • Isee del mutuatario non superiore a 35 mila euro
  • mutuatario mai in ritardo con i pagamenti

Si tratta di una soluzione che ripropone quanto già previsto nel 2012 dal governo.

Cambiare mutuo da variabile a fisso: altri metodi

Esistono anche altri metodi per cambiare mutuo, qualora dovesse essere difficoltoso fronteggiare le rate: ecco quali:

Rinegoziare il mutuo

Il primo modo per cambiare mutuo, ad esempio passando da un mutuo a tasso variabile ad uno a tasso fisso, è rinegoziare il mutuo. Questa operazione, gratuita, senza limiti di importo e ripetibile un numero illimitato di volte, consiste nel cambiare le condizioni del proprio mutuo senza cambiare banca. E’ la procedura più semplice: basta contattare la banca con cui abbiamo contratto il nostro mutuo e proporre l’operazione. Ovviamente chiedere non è ottenere: la banca potrebbe valutare che non sussistano le condizioni per aderire alla richiesta.

Surrogare il mutuo

La surroga del mutuo è il secondo modo per cambiare un mutuo senza costi; tramite questo procedimento si possono infatti cambiare le condizioni del contratto, compresa la banca con cui lo stipuliamo. Con la surroga il mutuo viene trasferito in un’altra banca, che potrà applicare condizioni differenti, e migliori, mantenendo l’importo del mutuo. In questo caso la nuova banca prende in carico il contratto, senza oneri per il cliente, estinguendo il mutuo presso la vecchia banca al posto suo.

Sostituire il mutuo

Un terzo modo per cambiare mutuo estinguendo quello vecchio per poi chiedere l’erogazione di un finanziamento totalmente nuovo è la sostituzione del mutuo. In questo modo il contratto viene completamente riscritto con nuovi tassi, nuova durata, nuovi importi. In questo caso ci sono dei costi da sostenere, quali quelli del nuovo atto notarile, a carico del mutuatario, con relativi oneri di istruttoria, perizia, assicurazione.

Rinegoziare il mutuo, cosa cambia con la legge di Bilancio 2023

Considerato che la rinegoziazione del mutuo è una pratica già prevista, e già gratuita, da tempo, in teoria la legge di Bilancio 2023 non introduce alcuna importante novità in questo senso; tuttavia, il fatto che vengano introdotti degli specifici requisiti nella nuova legge di Bilancio fa pensare che, qualora questi vengano rispettati, le richieste non potranno essere respinte dalle banche, come talvolta accade. Siamo comunque ancora in attesa di specifiche linee operative quanto alla nuova rinegoziazione del mutuo da tasso variabile a fisso, in particolare per quanto riguarda il ricalcolo dell’importo del mutuo rinegoziato.

 

Quando si parla di donazione agli eredil’impugnazione è un tema molto ricorrente. Accade infatti sempre più spesso che alcuni dei soggetti interessati agli oggetti donati, soprattutto se immobili, procedano con questa pratica con lo scopo di rivalersi di un bene sottratto. Quali sono i casi in cui l’impugnazione è possibile? Approfondiamo quindi il tema della impugnazione della donazione.

Che cos’è l’impugnazione della donazione e in quali casi può essere esercitata 

La donazione è una documentazione regolata dalla legge che la definisce come: un atto tra due parti mediante il quale il donante cede al donatario una somma di denaro, un bene mobile o immobile di valore, ed è obbligatorio che l’accordo avvenga tramite rogito notarile con la partecipazione di due testimoni.

Quando la donazione va a danneggiare i diritti di soggetti terzi, questi, volendo, possono contestare esercitando l’impugnazione di donazione. I casi in cui può essere impiegata sono differenti, i motivi principali sono:

  • impugnazione della donazione per difetto di forma;
  • impugnazione della donazione da parte dei creditori;
  • impugnazione della donazione per simulazione;
  • impugnazione della donazione per sopravvenienza di figli;
  • impugnazione della donazione per ingratitudine del donatario.

Infine può esserci il caso di donazione per incapacità di intendere e di volere.

Chi può impugnare una donazione?

Quando si parla di questa pratica e di impugnazione di donazione, non è raro domandarsi: i nipoti possono impugnare una donazione? Sebbene non ci sia una risposta precisa in quanto sarebbe ideale poter analizzare ciascuna situazione con le sue specificità, è opportuno tenere presente che la Legge italiana cerca di tutelare i familiari, detti “legittimari” e, in generale, tutti coloro che rischiano di essere danneggiati a causa di una donazione, compresi i creditori.

Analizziamo più nel dettaglio le due tipologie di soggetti più comuni che hanno il diritto di impugnare una donazione.

I creditori, soggetti che possono impugnare una donazione

L’impugnazione di donazione immobile è legittima poiché il donante cede gratuitamente un’abitazione ad un’altra persona con l’obiettivo di evitare il pignoramento dei propri beni. Nel caso in cui sia trascorso meno di un anno, i creditori hanno la possibilità di limitarsi a depositare il pignoramento presso i registri immobiliari e l’atto sarà reputato non valido. Viceversa, se l’anno è passato, è fondamentale rivolgersi ad un giudice per intraprendere un’azione revocatoria; solo dopo aver esaminato con cura la situazione, il giudice ha la possibilità di annullare la donazione e concedere il pignoramento del bene immobile.

L’impugnazione di eredi legittimi

L’impugnazione di una donazione da parte di eredi legittimi è possibile, i donanti possono avere diverse modalità di agire, tra cui:

  • azione di inadempimento: si verifica quando il donante cede la proprietà di un bene immobile in cambio di assistenza morale o materiale e il donatario dell’immobile non ha provveduto all’assistenza. Gli eredi possono richiedere l’annullamento della donazione;
  • azione di simulazione: si esercita nel momento in cui il proprietario vende l’immobile a un prezzo simbolico o mai saldato, con l’obiettivo di far apparire questo atto come se fosse di vendita.

Infine, ci può essere la richiesta di riduzione per lesione di legittima. Viene interpellata quando c’è un’alterazione della parte che appartiene per diritto agli eredi.

Impugnazione donazione per lesione di legittima

Il tema relativo all’impugnazione donazione per lesione di legittima è di rilievo. La donazione è impugnabile dagli eredi nel momento in cui la donazione di un immobile abbia leso le quote di legittima che apparterrebbero al coniuge e agli eventuali figli. Possono rivolgersi ad un giudice chiedendo l’azione di riduzione.

Come avviene la procedura? Nel momento in cui il giudice verifica la legittimità della proposta, procede con la revoca della donazione e successivamente ridistribuisce le quote di eredità. Bisogna ricordare che l’impugnazione di donazione non può avvenire prima della morte del donante.

La donazione nascosta

La donazione nascosta è un’azione che può essere compiuta dal donante, con l’obiettivo di evitare la restituzione da parte dei legittimari. Che cos’è una donazione nascosta? Questo atto consiste nel fingere una vendita con gli eredi e l’impossibilità da parte loro di poter vendere l’immobile dopo la morte del venditore. Non è raro trovare qualcuno che si opponga, ma è essenziale provare che il contratto sia simulato e non reale.

Entro quanto tempo si può impugnare una donazione

Le domande relative ai termini di impugnazione di una donazione non sono poche. Bisogna essere consapevoli del fatto che l’azione di restituzione può avvenire entro i 20 anni dal momento della donazione e l’impugnazione di donazione entro i 10 anni dalla data del decesso del donante è legittima. Successivamente, non ci deve essere l’impugnazione da parte degli eredi legittimi.

Quando la donazione non è più impugnabile?

Bisogna tenere in considerazione, che trascorsi 20 anni dalla donazione, nel caso in cui l’abitazione fosse stata venduta a terzi, non corre più alcun rischio, perché ormai la donazione non è più impugnabile dagli eredi, che non possono più chiedere la restituzione della casa. Le tempistiche cambiano quando sussiste il decesso del donante, in questo caso la donazione non è più impugnabile dopo 10 anni.

Quanto costa impugnare una donazione?

I costi da sostenere per impugnare una donazione si diversificano in:

  • spese notarili: il notaio fa delle verifiche e successivamente redige il contratto di donazione e lo trascrive;
  • tasse: sono presenti delle imposte da pagare e la persona che dona è soggetta al pagamento. Può capitare che le parti si accordino per fare in modo che a pagare sia il beneficiario.

Le spese notarili ovviamente dipendono da vari fattori, tra cui il valore dell’immobile e la sua ubicazione, la complessità dell’operazione ed infine le tariffe. Mentre le imposte variano in base al grado di parentela.

Come rendere una donazione non impugnabile

Una donazione per essere non impugnabile necessita di alcune accortezze, tra cui il rispetto delle quote di legittima, ossia le parti minime di eredità che la legge prevede per i familiari. Inoltre, bisogna sottolineare che è essenziale la collaborazione con il notaio per rendere valida la donazione, lui si occuperà di stipulare un accordo in forma di atto pubblico e in presenza di due testimoni. Infine, anche l’esistenza di debiti può pregiudicare la donazione. In questi casi, la soluzione migliore è rivolgersi ad un avvocato e ad un commercialista.

La revoca della donazione

La legge prevede anche la possibilità di revoca della donazione, i casi sono due:

  • ingratitudine del donatario: quando il donatario compie un’azione grave verso il donante, il donante ha il diritto di annullare e la donazione entro un anno dal giorno in cui è venuto a conoscenza dell’accaduto;
  • sopravvenienza di figli: ciò accade se il donante dovesse scoprire di un discendente, riconoscere un figlio naturale, adottare un figlio minorenne o avere un figlio.

In entrambi i casi il donante ha 5 anni di tempo per effettuare l’impugnazione della donazione ed è giustificata da motivazioni etico-sociali.

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